“Sono i Comuni o le Asl a decidere se chiudere un istituto?

Test rapidi o molecolari anche ai prof?”

Questo si sono chiesto i genitori degli studenti di un Istituto, colti di sorpresa dal decreto del Dirigente Scolastico che prolunga la chiusura di un Plesso di Scuola Secondaria di 1° grado in provincia di Lucca, causa diversi contagi al covid-19 registrati tra i docenti. La ministra Azzolina, sulle scuole aveva dichiarato: “Abbiamo lavorato tutta l’estate per evitare di doverle richiudere” Ma ecco che: «ci sono ritardi nell’eseguire i tamponi e nelle risposte; verificare i “numeri” che mostrano il propagarsi del contagio e indicare quali, tempestivi provvedimenti si potrebbero prendere evitando, che la situazione peggiori costringendoci, in alternativa, alla chiusura. Purtroppo, i dati a disposizione sono scarsi e non sempre attendibili, in quanto difficili da rilevare», spiegano, così dall’ufficio comunicazione del Unsic. E il risultato di tante promesse estive. è quello di chiudere la scuola? Se non si possono lasciare soli a casa i minori, in assenza di un congruo preavviso utile a cercare persone di fiducia oltre i parenti o i congiunti, chi se ne potrà occupare? Certamente non i Nonni, perché anziani e quindi soggetti a rischio; uno dei due Genitori, certamente si, ma cosa fare se si hanno altri figli minori che frequentano un’altra scuola non chiusa? E se poi tutti e due i Genitori lavorano? Uno dei due Genitori sarà costretto a causa di questa incapacità ed impreparazione a rimanere a casa, chiedere il congedo parentale retribuito, congedo che richiede però che il figlio ( o i figli..) non devono superare i 12 anni d’età prevedendo una indennità, calcolata per ciascuna giornata indennizzabile (escluso sabato e domenica) pari al 50 per cento di una giornata lavorativa sulla base di 1/365 del reddito individuato secondo la metodologia di calcolo utilizzata ai fini della determinazione del dell’indennità di maternità di una giornata lavorativa costretto a rimanere a casa chiedere è vero il congedo parentale retribuito che, come condizioni primarie, richiede che il figlio o i figli non devono superare i 12 anni d’età e l’indennità, calcolata per ciascuna giornata indennizzabile (escluso sabato e domenica) pari al 50 per cento di una giornata lavorativa 1/365 del reddito individuato secondo la base di calcolo utilizzata ai fini della determinazione dell’indennità di maternità.. alla fine, in sintesi: quel genitore si trova ad incassare meno del del 30% dello stipendio netto mensile (..risorse che la Regione Toscana, ad oggi, comunque, non ha stanziato!!!). È mai possibile che la mala gestione e gli errori di pianificazione e organizzativi di questo governo e di queste regioni debbano sempre ricadere sulla famiglia? Questo governo ha la minima idea delle gravi ripercussioni che gli errori e la incapacità di prevenzione stanno causando a tutto il tessuto sociale ed in primis alla famiglia mettendo in crisi le sue esigenze primarie, economiche e gestionali, sempre, più avulsi e distaccati dalla realtà?

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