“25 NOVEMBRE” GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA
SULLE DONNE

Gent. le Direttore
Quest’anno in occasione della recente giornata internazionale contro la violenza sulle donne vorrei porre
l’attenzione sulla violenza psicologica che subiscono tante donne costrette alla scelta di abortire la creatura
che hanno nel loro grembo. Rispettiamo tutte le donne che in ogni parte del mondo come in Italia subiscono
violenze di ogni genere, ma altrettanto rispetto dobbiamo a tutti quei bambini e bambine uccisi perché vittime dell’aborto. Blocchiamo questa vera e propria emorragia della nostra umanità.
Una violenza che causa, sempre, due vittime: la donna e il bambino.
Qual è quella donna che, sostenuta, amata, incoraggiata, non porterebbe avanti la sua gravidanza, pur inaspettata o indesiderata, fino ad un parto nell’anonimato qualora, se costretta, decidesse di non tenere quella
creatura? Come si potrebbe evitare tanto dolore?

Se dichiariamo la nostra società civile se in ogni occasione affermiamo la nostra civiltà, dobbiamo fermare,
questa emorragia senza perdere altro tempo. Agire. Si deve fare qualcosa. Devono proporre e intervenire
urgentemente: il Governo centrale, la Regione, il Comune. Ma non possiamo dichiarare di essere contro
ogni violenza sulle donne se poi le costringiamo ad essere altrettanto violente come boia su condannati innocenti. Vogliamo e dobbiamo educare al rispetto della Vita, creare le condizioni perché le nostre giovani
siano preparate, aiutate ad accogliere i bambini concepiti, soprattutto garantendo loro un reddito: il reddito
di maternità, a riconoscimento del servizio che solo una Mamma può dare al proprio bambino ed alla collettività tutta. È una proposta di iniziativa popolare del Popolo della Famiglia, consegnata in Parlamento
con più di 50.000 firme di molti uomini ma tantissime donne donne che vorrebbero poter scegliere tra la
carriera lavorativa o rimanere a casa a far le mamme per i primi otto anni di vita del bambino con un reddito mensile di 1.000 euro al mese. Libere. Finalmente, libere di scegliere “l’alternativa”: senza costrizioni,
senza violenza psicologica, potrebbero dire no all’aborto e, in piena, assoluta, libertà di scelta, dire si alla
Vita.
Perché nel 2020 la donna deve ancora essere costretta a rinunciare alla maternità, perché a maggior
ragione se minorenne, viene lasciata sola davanti a questa scelta dolorosissima di cui ne porterà, sempre, le
cicatrici? Perché oltre la proposta di assumere la pillola RU 486 non c’è alcun conforto, non un sostegno
psicologico, nessun gesto di aiuto concreto? Eppure, nonostante la proposta del PdF renda la maternità
come una risorsa non certo come un problema, anzi, economicamente come un investimento e non sulle cose
ma sulle persone, è stata fermata ed è ferma dal 2018 in parlamento.

Usciamo dal triste inverno demografico dando vera libertà alle donne: libertà da ogni violenza. Investire
sulla maternità oggi vuol dire liberare tantissime donne da una annosa e ancor peggio, insensata violenza
psicologica e garantire future risorse umane ed economiche per il nostro paese. Non assistenzialismo, non
denaro erogato a fondo perduto, ma un fatto di giustizia sociale che restituisce alle famiglie, e alle donne in
particolare, tutto il denaro sottratto attraverso inesistenti e inconcludenti politiche pro family e pro vita.
Eppure in Francia, in Danimarca e, persino, in Trentino Alto Adige da molto tempo ci sono norme che
tutelano efficacemente e con ottimi risultati le mamme e le casalinghe. Quante donne sole, costrette ad
abortire senza tutela economica, per conservare il proprio lavoro, fonte unica di reddito, rimpiangono, oggi,
quella scelta? Le testimonianze di tanti volontari dei centri aiuto alla vita, che tutti i giorni si prodigano per
sostenere donne sole ed impaurite nel dire il loro SI alla Vita, ci confermano che nel 90% dei casi si tratta di
ragazze e donne costrette ad abortire per problemi economici. Quanti soldi pubblici sono invece spesi, per
esempio, per distribuire gratis preservativi ai nostri ragazzi, facendo così passare la ragazza come oggetto,
mentre una proposta che rilancia la natalità sembra scandalosa? La lavoratrice casalinga, dedita alla famiglia ed ai suoi figli, non è una donna di serie B, ma svolge una funzione sociale, primaria, che dovrà esserle riconosciuta. Tutelare la donna è tutelare la famiglia cioè tutelare e preservare le fondamenta della nostra società. Come padre e dirigente del Popolo della Famiglia mi auguro di poter regalare presto alle nuove generazione un diritto in più alle donne tramutando in legge il Reddito di Maternità. Sarà l’inizio di una rinascita di valori e non solo.

Popolo della Famiglia del Piemonte Il Popolo della Famiglia
Lucianella Presta Coordinamento regionale della Toscana
Leonardo Bisori

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