Lettera Aperta

ai Vescovi delle Diocesi Toscane

Eccellenza reverendissima, come Coordinatore del Popolo della Famiglia della Toscana desidero rivolgerLe un accorato appello. Esattamente un anno fa, 7 maggio 2020, fu firmato il protocollo d’intesa fra governo e Conferenza episcopale italiana a Palazzo Chigi, dall’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e dal presidente della CEI, cardinale Gualtiero Bassetti. La CEI in un comunicato aveva accusato il governo di «compromettere l’esercizio della libertà di culto». Si parla, si discute, continuamente, di questioni delicate riportate dai media in tanti programmi televisivi in tutte le fasce orarie come la Famiglia, il matrimonio, la sessualità, l’aborto ma intrecciando termini antichi e concetti moderni, si crea, appositamente una grande e sfuggente confusione nei fedeli ed è reale il rischio di compromettere l’unità stessa della Chiesa, come fanno alcuni Cardinali che aprono alle “benedizioni” a coppie gay. Noi cattolici desideriamo essere il “seme vivo” che darà frutto ma dobbiamo, obbedienti, tacere o possiamo ancora dire che secondo il disegno creativo di Dio il matrimonio è solo tra un uomo e una donna? Certo! Dobbiamo smettere di dire, perché “divisivo”, che l’aborto è la sconfitta della ragione e dei sentimenti? Certamente no! La catechesi trasmessa da generazioni familiari ci ha reso testimoni, custodi della Verità. Non abbiamo paura della verità. Siamo disposti a soffrire, persino a morire per gridare la Verità. “Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio non ha la vita” (1Gv 5,12). Il mio appello, l’appello del Popolo della Famiglia è porre un giusto argine ai comportamenti odierni rivalutando quei forti, non negoziabili, “valori morali” che fondano la nostra società. Attualmente in politica si discute dei diritti delle coppie omosessuali (DDL Zan) sul matrimonio, sulle eventuali adozioni e, persino, sulla possibilità per loro di avere figli. Contraddire tale pensiero già oggi risulta pericoloso e tacciati come omofobi si può essere licenziati dal lavoro (accaduto in Irlanda) e poi se inserito nel codice penale come reato di omofobia si può essere arrestati (gia accaduto a Londra), processati e incarcerati. Sul matrimonio e l’identità di genere la pensiamo diversamente: il disaccordo non è discriminazione ne violenza, ne istigazione all’odio ne omofobia ecc. e l’ordinamento non può introdurre leggi o modifiche per una presunzione di questo tipo. Per questo desideriamo metterci in sinergia con tutte le forze della Chiesa in ogni Parrocchia con ogni Sacerdote, per lavorare insieme nella grazia del Signore.

Grazie, Eccellenza reverendissima

Leonardo Bisori Coordinatore de Il Popolo della Famiglia della Toscana

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