Posso, o voglio (DAVVERO) conoscere la Verita?

di Leonardo Bisori

Ieri sera assistendo alla trasmissione Stasera Italia condotta da Babara Palombelli ho colto una sua affermazione: “l’emergenza Coronavirus ha messo in crisi soprattutto gli ospedali che oltre ad essere da anni sotto organico medico sanitario e infermieristico ha avuto un peggioramento con l’introduzione di Quota 100”. Ora, ho voluto verificare se tale affermazione fosse corretta, diminuendo così, la mia ignoranza in materia. In tutte le trasmissioni televise in onda su ogni canale, quasi, identiche tra loro per i contenuti di attualità con il pubblico presente e applaudente con ospiti, sempre gli stessi, illustri figure del giornalismo, della politica e dell’imprenditoria, di sacerdoti, attori, filosofi, ecc ecc, a cui i conduttori pongono domande concordate che a molte delle quali a noi, silente, pubblico televisivo, non interessa nemmeno, conoscere la risposta. Trasmissioni dove, spesso, ogni tanto si lanciano queste affermazioni che hanno si, effetto mediatico ma raramente capita che qualcuno ne voglia verificare verità o, almeno, onestà intellettuale. Quello che ha affermato in diretta la Sig.ra Palombelli è quello che hanno divulgato agenzie d’informazione e si è letto sui giornali sotto titoli sensazionalistici, tipo: Legge Fornero e Quota 100, 25 mila medici in pensione (ilsole24ore); oppure con Quota 100 in 3 anni potrebbero uscire 38.000 medici (ansa); Allarme medici, rischio esodo con Quota 100. Via 70.000 camici bianchi(il messaggero). Ma andando a verificare viene fuori che la verità è un’altra meno sensazionale ma molto più amara.. Leggo su Internet: che l’ENPAM (Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza dei Medici e degli Odontoiatri) garantisce già la pensione a Quota 100. Per i medici e i gli odontoiatri la Quota 100 è un traguardo già raggiunto e perfino superato. Di fatto l’Enpam consente ai liberi professionisti e ai convenzionati di chiedere la pensione anticipata già con Quota 97, intesa come somma tra età anagrafica e anni di contributi. Esiste infine la possibilità di andare in pensione anticipata indipendentemente dall’età anagrafica, se si hanno 42 anni di contributi. I vantaggi, rispetto alla riforma che il governo giallo-verde ha attuato non si fermano qui. Infatti se per i dipendenti iscritti all’Inps si parla di consentire l’uscita dal lavoro all’età minima di 64 anni, l’Enpam garantisce la possibilità di pensionarsi già a 62 anni di età, con 35 anni di contributi.

Dato reale, però, sfuggito alla Palombelli è che ca700 medici e ca1000 infermieri, soltanto, hanno usufruito di Quota 100 nel 2019 e ancora con i titoli di cui sopra i giornali riportano la carenza di medici in Italia e che il numero di dottori potrebbe ridursi ulteriormente viste le circostanze attuali ma non si dice che: 9mila laureati restano nel limbo in attesa di formarsi è l’analisi dell’Associazione liberi specializzandi sui dottori laureati e abilitati che restano esclusi dalla formazione specialistica e dai corsi in Medicina generale.

Dopo un test d’ingresso, sei anni di studio, esami e tirocini, ai neolaureati in Medicina e Chirurgia si è presentato un ulteriore ostacolo prima di poter realizzare il loro sogno e divenire medici a tutti gli effetti. Sono in 1300, i laureati in Medicina e Chirurgia nelle sessioni di dicembre 2018, febbraio e marzo 2019, a non poter sostenere l’Esame di Stato ed iscriversi all’Albo dei medici. Cosa è successo? Mentre in diversi Paesi d’Europa (fra cui Germania, Francia e Spagna) il conseguimento della laurea in medicina è di per sé abilitante alla professione medica, in Italia sono necessari lo svolgimento di un tirocinio post-laurea di tre mesi e il superamento di un esame scritto, le cui domande sono attinte da un database noto. Il decreto Fedeli (9 maggio 2018, n. 58) ha però previsto importanti cambiamenti, a partire dalla sessione di abilitazione di luglio 2019: l’introduzione del tirocinio abilitante durante il corso di studio e l’inserimento di un nuovo esame, basato sul modello del progress-test e non su un database noto. Fin dall’approvazione del decreto, sono state chiare le molte criticità che esso avrebbe comportato, fra cui l’iniquità di sottoporre laureati nello stesso anno accademico (2017-2018, in cui si includono anche le sessioni di laurea di febbraio-marzo 2019) a due esami di Stato diversi. Da non sottovalutare anche la riduzione del numero di abilitati: se difatti ad oggi la percentuale di successo con il vecchio test è più del 98%, con una simulazione dell’esame con le nuove modalità, gli esiti positivi sono stati appena superiori al 70%. È evidente la gravità dell’insuccesso all’esame di Stato: un laureato in medicina non abilitato non può svolgere in nessun modo la professione medica. Ma perché? Ulteriore problematica si è rivelata la ridotta tempistica per l’organizzazione dei nuovi tirocini in itinere e per l’elaborazione di un nuovo test. Il risultato è che ad oggi non vi è ancora un bando per i 1300 neolaureati, con il rischio di non poter svolgere l’esame di Stato a luglio e ritardare ulteriormente l’ingresso nel mondo del lavoro. Ciò aggrava la frustrazione generale dei futuri medici: Professionisti giovani (il 76% ha meno di 35 anni – che potrebbero contrastare la desertificazione dei camici bianchi stimata per i soli specialisti in 16.500 unità da qui al 2025), già alle prese con la lotta per l’ingresso agli esigui posti nelle Scuole di Specializzazione, che sognano sempre di più di emigrare all’estero per le migliori condizioni lavorative in ambito sanitario. In conclusione: mi astengo da indicare quali sono e di chi sono colpe e responsabilità, ritardi e inadempienze. La trasmissione di ieri sera è stato un caso, l’occasione per pensare un attimo e condividere con Voi il mio pensiero. Oggi, ad ognuno di noi necessita conoscere la Verità, è una forma di giustizia cui abbiamo diritto! Abbiamo i mezzi per farlo e dobbiamo usarli. È nostra responsabilità conoscere e far conoscere la Verità anche agli Altri.

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